mercoledì 24 ottobre 2012

Ciao SIC.

24 ottobre 2011:

"Ieri sono entrato in una specie di silenzio. Oggi leggo sulla bacheca comune, che qualcuno ha criticato il mio, e quello di altri, dispiacere verso la morte di un giovane di 24 anni in riferimento ad una strage in turchia

E secondo lui è assurdo questo mio sentimento. Vorrei dirgli che per un appassionato di moto o per un motociclista, i piloti rappresentano un qualcosa di speciale, un amico quasi, si entra in una sorta di quotidianità, li senti vicino, soprattutto perché facendo quello che amano rischiano la vita dandoci emozioni uniche. Non è come negli sport di squadra, in cui i calciatori seppur personaggi sono comunque uno in mezzo ad altri con lo stesso colore, che cambiano indiscriminatamente e periodicamente, i piloti o gli atleti di sport individuali hanno un impatto mediatico unico. In molti casi la loro prestazione sportiva è diretta emanazione di quello che sono, e i brividi provati vedendo gli ultimi giri del Gran Premio del Mugello sotto al diluvio in cui Sic e Pasini si sorpassavano in continuazione con lealtà e rispetto, ma senza regalare nulla, sono irripetibili e difficilmente descrivibili. La scomparsa di uno di questi personaggi è un vuoto per lo sport in senso ampio.

1000 turchi morti sono una tragedia, ma sono una delle tante sparse nel mondo…allora dovremmo rammaricarci ogni giorno, perché ogni giorno ci sono stragi compiute da dittatori, stupri legati alla razza, infanticidi, disastri naturali…eppure…nessuno di noi passa una giornata con un senso di vuoto dentro, a meno che non abbia vissuto in quei luoghi, a meno che non conosca qualcuno sul posto.

Sono mille stranieri che per colpa dell'ignoranza dei loro governanti o semplicemente per volontà di madre natura sono morti, ma per noi, rimangono una notizia, tragica, ma esterna, lontana dal quotidiano, che invece era rappresentato, per motociclisti e appassionati di moto dal Sic. Il terremoto dell’Abruzzo, ha scosso tutta l’Italia, chi più chi meno, ha avuto risonanza anche nel resto del mondo, ma il sentimento di impotenza e di sofferenza l’ha provato solo chi ha vissuto la zona, solo chi ha parenti…per gli altri, anche italiani, è stato solo un evento catastrofico, per alcuni un qualcosa su cui ridere dato che ci avrebbero speculato, ma questo è un altro discorso."

I laureati? fighette viziate...

La mia risposta pubblica a questo "articolo"

http://www.dirittodicritica.com/2012/09/11/lavoro-disoccupazione-giovani-laureati-41449/ 


dato che hanno bloccato i commenti...

1 - faccio parte di quei laureati che farebbe tutto pur di lavorare.
2 - vero ci sono dei posti di lavoro non ricoperti, ma richiedono un'esperienza pregressa. Non potrei mai rispondere ad una vacancy per un piastrellatore...non saprei nemmeno da dove cominciare...quindi a meno che non ci sia scritto: nessuna esperienza precedente richiesta, certo, uno un pensiero dovrebbe farcelo...
3 - vero che la scelta del tipo di facoltà sia fondamentale, ma non sempre a 18anni si hanno le idee lucide e precise o persone vicine che siano in grado di offrirti le giuste indicazioni.
4 - ho fatto in tutti questi anni, vari tipi di lavoro, dal cameriere, allo standista, al venditore di abbonamenti, al commesso, istruttore...partecipato a seminari, tirocini di formazione, tirocini di vario genere...e mai un'opportunità di un lavoro "vero", uno che desse la possibilità di pagarsi un affitto e le bollette.
5 - di lavoro ce n'è, volendo trovarlo, anche per non laureati...call center in-bound e out-bound, phone collection, cross-selling...quello che vuoi, ma il giornalista dimentica il tipo di contratti che vengono proposti dai datori di lavoro...contratti a progetto per i nuovi a 3 mesi, dato che poi non v'è certezza di cosa accadrà da gennaio 2013 grazie alla Fornero...o partita iva, ma può andare bene se guadagni sotto una certa cifra o sopra una certa cifra...altrimenti sono più le tasse che il netto...
6 - l'articolo si pone male anche perché non considera altri fattori...nel campo del lavoro "artigianale" o manuale in genere, esiste, almeno a Roma, il caporalato. Una specie di mafia...quindi per lavorare nella costruzione di immobili, nell'agricoltura, devi fare la fila su via di tor di quinti, vicino al parcheggio dell'ex gran teatro e aspettare che passi il furgone a caricarti...forse...sempre se nell'attesa non ti sei beccato una coltellata...e comunque sarebbe un lavoro in nero, saresti un fantasma...
7 - i lavori manuali richiedono esperienza e specializzazione. E' facile dire: nessuno vuole più sporcarsi le mani.
Ed è anche una cazzata...per 50posizioni aperte su questo genere di lavori, ci sono 400 extracomunitari(la maggior parte irregolari), che fanno e farebbero lo stesso lavoro per pochissimi soldi.
Ecco che se dovessi propormi, non verrei preso in alcun modo.
Io italiano, che sia laureato o meno, rappresento un costo certo per una qualsiasi società di costruzioni o di raccolta dei pomodori...
Le posizioni aperte, sono finte per la maggior parte dei casi in società in cui cercano laureati, figurarsi quelle in cui cercano solo manovalanza.
8 - Cosa deve fare quindi un laureato?
8a) fregarsene della laurea e prendere quello che trova pur di pagare le bollette e l'affitto.
8b) rispondere agli annunci che richiedono i suoi skill, e vedersi proposto altro rispetto all'annuncio pubblicato, e incazzarsi quando sente alla radio che c'erano tot posizioni aperte per quella qualifica, ma nessuno ha risposto alla vacancy...
8c) cercare una via di mezzo tra i propri skill e quello che offre il mercato, con la speranza di poter migliorare per non stare con l'ansia di non riuscire a pagare l'affitto.
8d) cancellare la laurea e altri skill acquisiti nella vita dal proprio cv, altrimenti si è considerati "troppo qualificati"...e sperare di essere presi a fare un lavoro anche sottopagato.
9 - vogliamo usare i numeri? facciamolo...torniamo al "costo" del lavoro...nella società per cui lavoravo precedentemente, noi "gestori" eravamo solo un costo fisso che tamponavano e tamponano tenendo le persone con contratto a progetto o facendo proposte contrattuali inaccettabili. L'idea di farci lavorare da casa in tele-lavoro, non è mai passata loro per la testa per un semplice motivo, avrebbero dovuto ammettere pubblciamente di avere dei lavoratori subordinati, e pagare di conseguenza il giusto tra tasse e stipendio. Economicamente, sarebbe stato per loro un vantaggio, avrebbero annullato i costi di gestione, che lì sono alti, ma non avrebbero avuto quel controllo diretto e costante dell'operatore che invece per la loro mentalità è fondamentale.
Quindi per una loro politica interna di gestione, e grazie all'esistenza del contratto a progetto, costringono laureati e non a lavorare in determinate condizioni, non propriamente lecite. E dato che c'è bisogno di "lavorare" si accetta qualsiasi cosa...
10 - vero che l'artigiano sia una figura in via di estinzione, ma non è certo per la voglia di laurearsi o di non sporcarsi le mani...siete mai andati da un meccanico o da un "cornettaro/forno" a proporvi per lavorare?
io sì...le risposte sono state:
- se non hai esperienza non posso prenderti e formarti, e in caso non potrei pagarti.
- non posso permettermi di farti un contratto e non posso tenerti qui e formarti, non voglio correre rischi di controlli...poi se ti fai male chi paga?

detto ciò, l'articolo è stato probabilmente scritto da qualche fighetto che non ha la minima idea di cosa sia il mondo del lavoro, quello vero, non quello dei giornali o della tv...

domenica 7 ottobre 2012

Film: "Prometheus"



Questo film può essere valutato in diversi modi, a seconda delle aspettative personali.
Un non fan della saga di Alien, un non amante del Ridley Scott ante-The Gladiator, potrebbe apprezzare questo film, trovarlo addirittura bello, fatto bene, emozionante, e forse criticherebbe il 3D, inutile come in tutti i film post-Avatar. Perché di fatto, è un bel film di fantascienza, con personaggi pieni e solidi, dei quali si capisce non vogliano farci scoprire tutto. Attori eccellenti, su tutti Michael Fassbender e una trama troppo intrecciata, di quelle che fanno pensare, a volte però confusionaria e con un finale forse poco credibile, o comunque, rappezzato.
Un amante della saga di Alien, un amante del Ridley Scott ante-The Gladiator, potrebbe non aver apprezzato…o almeno non del tutto.
Io sono riuscito ad apprezzare un minimo il film, come se fossi stato un non-fan, ma il senso di “incompiutezza”, l’aspettativa altissima che avevo per questo pre-prequel era altissima.
E’ un film da vedere a prescindere da tutto? Sì.
Avrebbero dovuto evitare di parlare di un “prequel”? Decisamente sì.
Il resto del mio scritto conterrà spoiler, quindi non proceda oltre con la lettura chi voglia vedere il film.
Tutti i personaggi hanno troppi richiami ad Alien. Perché? Che senso ha in un prequel riutilizzare un’eroina femmina con determinate caratteristiche? Non siamo più nel 1979 in cui il personaggio di Ripley scioccò e affascinò il mondo intero per generazioni! Il personaggio dell’androide che nasconde le sue azioni, che vorrebbe essere umano, che agisce a favore del proprio costruttore e datore di lavoro sacrificando le vite dei membri della nave… è un qualcosa di già visto in Alien e in Blade Runner…
Tutto estremamente prevedibile.
Gli ingegneri erano su un pianeta in cui il tipo di vita che crearono fu così ostile da farli estinguere quasi interamente. Solo uno si salvò. Rimasto a nanna per una mare di anni, appena risvegliato decide di andare sul pianeta terra e fare piazza pulita…perché millenni prima quando furono attaccati era lì che avevano deciso di andare…perché? Qual è il motivo?
Un finale del genere avrebbe avuto senso se fosse stato ufficiale un seguito, che poi però collegasse il tutto ad Alien. Invece è tutto avvolto nella nebbia, e noi appassionati rimasti così, a bocca asciutta senza risposte.
Un film che ha poco senso, che dice poco, e che funziona da teaser per Prometheus 2…qualora dovessero farlo.

sabato 21 aprile 2012

Auguri ROMA.

l'homepage di google di solito celebra l'anniversario di personaggi e eventi importanti, e oggi l'anniversario della nascita della città più importante al mondo, e non perché ci sia nato o ci abiti, ma perché lo dice la storia, nulla. In Italia festeggiamo le feste "comandate" religiose o quella buffonata della "liberazione" o della "unità"(quale unità???), ma non si porta rispetto ai natali della città che ha reso celebre questo sputo di terra che è l'Italia.
Capisco che i padani abbiano altro a cui pensare in questo momento, si sono scoperti improvvisamente "ladroni" come noi romani, come se al parlamento ce ne fossero di romani...magari...ma i "Romani" stessi(coloro che ci vivono e la amano odiandola anche allo stesso tempo)...dovrebbero indignarsi per il fatto che si festeggi ss pietro e paolo e non oggi. Il festeggiare il patrono è quasi un certificare e ribadire la nostra "annessione" allo stato vaticano, e rinnegare il motivo vero per cui milioni di turisti calpestino i sampietrini ogni dannato giorno, sotto ai feroci diluvi(che qui non hanno stagione) o sotto il Sole inclemente di agosto...la grandiosità di una città che è stata simbolo di un qualcosa mai più ripetuto, una repubblica prima e un impero poi capaci di lasciare un segno, di ispirare nel bene e nel male.
Queste parole scritte da me che predico sempre di lasciare questa nazione possono sembrare assurde, ma non ce l'ho con Roma, ce l'ho con i romani e con gli Italiani.
Auguri Roma.


martedì 30 novembre 1999

sfera

credo che chi pratichi arti marziali sia rimasto offeso e non solo dal servizio che è ancora in onda e che non riesco più a vedere a causa del nervosism che mi ha creato.

non capisco xè non abbiano chiesto la consulenza di un praticante di arti marziali prima di tradurre e mandare un servizio che non hanno fatto loro.

era cominciato bene, parlava delle arti marziali a servizio della scienza e del cinema.

avevano cominciato a parlare degli effetti speciali...poi hanno cominciato a parlare di arti marziali, prendendo ad esempio un "campione" statunitense che viene definito come "più volte campione del mondo di arti marziali".

mi sono chiesto...campione del mondo di che?

arti marziali?

non esiste un campionato del mondo di arti marziali, a meno che non si riferissero all'ufc o al pride o al vale tudo...ma seguendo questi eventi lo escludo, dato che il tipo era decisamente sconosciuto e non aveva nemmeno un segno da fighter in viso.

da come calciava e tirava pugni immaginavo potesse essere un karateka...

shito ryu...

uno stile di karate.

ci hanno mostrato parte dell'allenamento per il torneo che si accingeva a fare...

può definirsi un torneo di arti marziali un torneo senza combattimento? solo esibizioni di forme e rotture.

assurdo.

poi parlavano di taoismo come se fosse stato l'ultima delle filosofie spicciole da setta.

senza parole.

una frase che proprio mi ha fatto sbroccare è stata una tipo questa:

"l'energia cinetica di un colpo è quella che nel taoismo e nelle arti marziali viene chiamata potenza e il nostro atleta ne ha tantissima!!!"

è un servizio serio questo?

l'energia cinetica, ma in generale l'energia che viene espressa dal corpo, viene definita CHI(ci)!

ma chi ha fatto il servizio non conosce il kung fu e le filosofie su cui si basano i vari stili e ha trattato le arti marziali riferendosi al karate...

pessimi.

27/09/2003 ore 02:31


..a volte..


si è soli..


soli nel silenzio di una notte di fine estate..


soli nel silenzio di un cielo nero pieno di stelle..


soli nel perdersi dentro se stessi..


soli nel rumore assordante del traffico di Roma..


soli ed impotenti di fronte alle avversità della vita..


soli nel proprio caos..


soli in mezzo a mille persone..


si è comunque soli, se siamo noi a volerlo. Sta a noi scegliere come dove e quando.


una inquadratura, 2001 odissea nello spazio. Silenzio.

Carne e sangue - Michael Cunningham

l’ho scelto xè di cunningham avevo già letto e amato the hours. l’ho regalato a mia madre xè lei mi aveva fatto leggere 100 anni di solitudine di marquez. carne e sangue. un titolo un programma. entrambe sono il tappeto su cui si srotolano 100 anni di una famiglia. non è proprio un rifacimento di 100anni di solitudine di marquez, anche se potrebbe sembrare, ma è un’insieme di situazioni tipo di una qualsiasi famiglia statunitense. 100 anni sono necessari,o forse bastano, per mostrare vizi, valori, drammi, gioie, difetti, pregi, ipocrisie e incongruenze di quel sistema e di quelle regole che per tanto hanno difeso e che tante vite ha sacrificato. non è la tipica famigliola medio-piccolo borghese, o almeno, non lo è all’inizio, come non lo è alla fine. inizia nel 1935, una famiglia greca immigrata negli usa, tradizioni greche che incontrano nuove tradizioni. la rigidità di un uomo cresciuto nella povertà e nel lavoro, nel duro lavoro di cantiere quando non si è nativi e quindi si è ghettizzati. lui nel 1935 era solo un ragazzo che dalla grecia arrivò negli usa senza sapere una parola di inglese, ma con tanta voglia di lavorare. lui sarà quel pater familias con i suoi insegnamenti e comportamenti darà ad una serie di reazioni a catena che coinvolgeranno tutta la sua famiglia e che solo l’ultimo nipote sarà in grado, l’ultimo di quella famiglia , forse, sarà in grado, dopo un secolo, di vivere una vita piena con la propria famiglia, da integrato, da uomo libero, da padre...con tutto quello che ne consegue... il concetto di famiglia implica una serie di eventi e situazioni che si ripetono anche a distanza di 100 anni, cambiano le sfumature, ma le avversità interne, le incomprensioni e l’affetto no. constantine, questo è il suo nome. constantine è un lavoratore con molta poca cultura, ma con un senso degli affari sviluppato. constantine è un bravo padre e un bravo marito. se lo fosse stato 20anni prima...ora è desueto, vecchio, non di età, ma nel modo di affrontare figli e moglie. mary, sua moglie. sposa constantine da ragazza, impone una rigidità all’interno del rapporto estrema. sembra sempre che abbia da dire sul marito, quasi che lo odi. anche quando la loro situazione economica volgerà dal piccolo-borghese al ricco. il suo modo di trattare il marito non cambierà. donna dura, che non si scompone, cleptomane e depressa. non è la classica madre che fa da tramite tra marito e figli. la perfezione di una torta, di una casa tenuta perfettamente in ordine, il dover apparire perfetta, sempre, la manda nel panico quando i nipoti e i figli la vanno a trovare, entrando in quella casa perfetta, sedendo alla tavola con i tovaglioli perfettamente piegati, andando quindi a rovinare la perfezione. avranno tre figli a partire dagli anni 50.. la splendida susan, destinata ad essere la principessa, ma non la regina in quanto non bionda e non nativa, del ballo del congedo scoalstico. destinata a sposare il suo primo amore, l’uomo perfetto, di sani principi, studioso, lavoratore destinato ad essere governatore e forse presidente degli stati uniti. destinata a fare la casalinga, lavoro e vita che anche la madre aveva scelto. destinata ad avere un figlio esternamente perfetto, capace di riuscire in tutto, sempre educato e al suo posto,ma con una luce diversa negli occhi. questa luce si scontrerà contro la cultura impartitagli e lo sconvolgerà. il controverso figlio dei fiori bill. sempre in lotta con il padre, una natura, la sua, “contro”. la madre lo capiva, o almeno, pensava di capirlo. non rappresentava il genere di figlio che era “bene” avere negli anni 60, anni in cui, ragazzi, come bill, si facevano crescere i capelli fino alle spalle, portavano pantaloni a zampa e camicioni floreali. la selvaggia zoe. la piccola e selvaggia zoe. lei che sognava di vivere su un albero e in mezzo alla natura e si ritrova a vivere nei bassi fondi di new york per seguire la sua natura di selvaggia. lei che avrà un figlio che sarà lo specchio del cambiamento, che sarà il punto di svolta per una cultura, per una famiglia. lui grazie alla madre, allo zio will, alla zia cassandra, avrà la possibilità di crescere, vivere e apprezzare la vita in maniera diversa da come la madre, gli zii e i nonni hanno dovuto viverla. niente più moralismi o ipocrisie; la sua vita da uomo, prima di diventare padre, l’ha vissuta pienamente, grazie alle lotte fatte da chi l’ha preceduto. il cerchio si chiude con jamal padre che chiede allo zio/padre will come affrontare i problemi di dialogo con i propri figli...siamo nel 2035... libro bellissimo, intenso, veloce nella lettura, a volte decisamente crudo e nudo e forse un pò forte x alcuni. ma è un libro da leggere assolutamente.